Save the Children e altre Ong sospendono le operazioni in Afghanistan dopo il divieto dei talebani imposto alle donne di lavorare.
Nuova stretta per le donne in Afghanistan da parte del regime dei talebani che ha vietato alle donne di lavorare nelle Ong sia locali che internazionali. Per questo quattro organizzazioni hanno dovuto sospendere le loro attività nel paese. Ad annunciare la sospensione dei programmi Save the Children, Norwegian Refugee Coincil, Care Internazionale e International Rescue Committee. “In attesa che questo annuncio venga chiarito, sospendiamo i nostri programmi, chiedendo che uomini e donne possano ugualmente proseguire nel salvare vite umane in Afghanistan” hanno scritto.
La motivazione del ministro dell’economia al divieto delle donne nelle Ong è che lì le donne non indossavano correttamente il velo islamico. Il ministro precisava che l’ordine prevede la revoca della licenza per tutte le organizzazioni che non lo rispettano. “Abbiamo rispettato tutte le norme culturali e non possiamo lavorare senza il nostro personale femminile, che è essenziale per accedere alle donne che hanno un disperato bisogno di assistenza”, ha dichiarato ad Associated Press il responsabile del Norwegian Refugee Council per l’Afghanistan, riferendo che il gruppo ha 468 donne nel suo staff nel Paese sottolineando che la presenza delle donne è essenziale per la loro attività.
La reazione alla decisione dei talebani
Anche Medici senza Frontiere sottolinea che in Afghanistan “non ci può essere assistenza sanitaria senza le donne”. Su Twitter l’associazione ha ricordato che ha iniziato la sua attività nel paese oltre 40 anni fa fornendo cure mediche a milioni di persone. “Sono le donne a renderlo possibile” ha ribadito la nota. Escludere le donne mette tutti a rischio perché “in un Paese che dipende in larga misura dal sostegno umanitario e che deve far fronte a una povertà dilagante alimentata da una disoccupazione alle stelle, le donne svolgono un ruolo fondamentale nella fornitura di aiuti medici e nessuna organizzazione può assistere le comunità locali senza di loro” ha spiegato Msf.
Non si è fatta attendere la condanna da parte delle Farnesina e da parte del ministero degli esteri tedesco. “Chi esclude le donne e le ragazze dal lavoro, dall’istruzione e dalla vita pubblica non solo sta rovinando il proprio Paese. La persecuzione basata sul genere può anche essere un crimine contro l’umanità. Chiediamo una reazione chiara da parte della comunità internazionale”, ha commentato su Twitter la ministra degli Esteri della Germania, Annalena Baerbock.